Nel decreto Milleproroghe approvato alla Camera la settimana scorsa c’è una parte che colpisce le compagnie di trasporto su gomma low cost.
Le proteste dei tassisti che occupano le cronache di questi giorni hanno la stessa origine: il decreto Milleproroghe (abusato calderone legislativo dove finisce veramente di tutto) approvato giovedì 21 febbraio. All’interno del decreto però c’è anche un trafiletto, venti righe circa, che ha scatenato il compiacimento dell’Anav (l’associazione nazionale delle imprese di autotrasporto viaggiatori associata a Confindustria) e le ire di FlixBus.
Il tutto nasce dall’emendamento di quattro senatori pugliesi del gruppo Conservatori e riformisti (Bruni, Perrone, Tarquinio, , e D’Ambrosio Lettieri), testo che prevede che solo gli operatori del trasporto, e non piattaforme digitali, possano ottenere l’autorizzazione a operare nel settore. Per cui una compagnia come FlixBus che opera attraverso una piattaforma web finirebbe fuori legge.
Infatti la compagnia tedesca non possiede mezzi, ma si appoggia a società di trasporto locali (una cinquantina), occupandosi della parte logistica, delle prenotazioni e del marketing. Modello di business che ha portato, dall’arrivo di FlixBus 16 mesi fa, a trasportare quasi 3 milioni di italiani in moltissime città del paese. L’emendamento però impone che per ottenere l’autorizzazione di esercizio l’impresa debba eseguire come attività principale quella del trasporto, la società tedesca però è solo una piattaforma.
Si tratta nei fatti di una mossa anticoncorrenza che sicuramente non ha molto a che fare col tanto osannato “libero mercato”, ma sembra fatta a posta per proteggere le imprese facenti capo ad Anav che vedono minacciati i loro interessi da operatori internazionali low cost.
Secondo l’azienda di tratta di un vero e proprio “blitz contro la concorrenza”. Andrea Incondi, responsabile di FlixBus in Italia sostiene che “così si ledono i principi cardine del nostro ordinamento, posti a presidio dell’attività di impresa e della libera concorrenza per difendere microinteressi particolari, in aperta contraddizione con le norme Ue”.
Effettivamente se si pensa che pugliese, come i quattro senatori che hanno proposto l’emendamento, è anche il presidente dell’Anav, Giuseppe Vinella, che con la sua azienda Marozzi opera sul tragitto Bari-Roma, lo stesso su cui FlixBus ha iniziato a operare qualche mese fa, qualche sospetto sorge spontaneo.
In vista dell’approvazione definiva del decreto FlixBus ha fatto appello al Parlamento, ma il problema è che non ci sono i tempi per rimettere mano al Milleproroghe. Il Governo ha posto ieri la fiducia sulla votazione definitiva.
Per chi fosse interessato ad altre vicende di contenziosi fra operatori locali e stranieri del trasporto pubblico può dare uno sguardo alle vicende toscane.